Trieste - Piazza della Borsa con la Camera di Commercio, il Palazzo Dreher e Casa Rusconi

Piazza della Borsa, cuore nevralgico di una città che cominciò a sviluppare il suo tessuto urbano a partire dalla metà del XVIII secolo, si presenta come il risultato di differenti impianti urbanistici risalenti ad epoche diverse. Lo spazio si definì, nella sua attuale forma architettonica, allorquando l'imperatrice d'Austria, Maria Teresa, diede un nuovo impulso alle costruzioni interrando, nel 1749, le saline ad ovest delle antiche mura tergestine. Estendendo i benefici del Punto Franco a tutto l'Emporio, Maria Teresa, contribuì notevolmente allo sviluppo sociale ed economico della città, producendo dei vantaggi grandissimi: incremento che, pur subendo un drastico arresto durante la dominazione francese, riprese, seppur a fatica, dopo la Restaurazione, con il ritorno del dominio asburgico. Diretta conseguenza di questo slancio economico fu, quindi, l'aumento della popolazione, che, verso la metà del XIX secolo, segnalava la presenza di ben 80.000 unità.

Trieste allora subì una radicale trasformazione del suo tessuto urbano, modernizzandosi nell'aspetto e nei contenuti: la città, assetata di nuovi spazi, andò presto a ricoprire con edifici, vie e piazze, i terreni paludosi strappati con fatica alla forza del mare. La bonifica e il prosciugamento delle antiche saline, già cominciata all'inizio del secolo, si concretizzò pienamente solo nel 1749, allorquando fu emanata un'Istruzione Imperiale con la quale si regolamentava l'urbanizzazione del nuovo Borgo, chiamato, appunto, delle Saline. Tale Borgo venne concesso al Comune nel 1750 dietro la rinuncia al credito di 20.000 fiorini prestati nel 1745 all'Erario e dietro la cessione di alcuni dazi, tra i quali quello del pesce, del nocchiero, dell'ancoraggio e del quarantesimo sull'olio, in grado di fruttare circa 5.000 fiorini di rendita l'anno per far fronte

alle spese delle giurisdizioni civili, politiche e penali che avrebbero gravato d'ora in avanti sull'Erario, come diretta conseguenza della creazione della nuova città La dirigenza dei lavori d'interramento, che si auspicavano rapidi e veloci, sarebbe stata affidata all'ing. Francesco Saverio Bonomo e così, come ci ricorda il Trampus: "L'opera, che diede l'impulso decisivo all'erezione del nuovo borgo, fu la realizzazione del Canal Grande ottenuto ampliando il vecchio canale collettore delle saline, avvenuta tra il 1754 e il 1756 ad opera dell'impresario Mattio Pirona. L'abitato cominciò ad estendersi progressivamente sulle nuove aree in direzione Nord-Nord Est, da Corso Italia verso Via Ghega". Abbattute, per volere della sovrana, le antiche mura medievali, la città cominciò rapidamente ad espandersi verso ponente assumendo il nome di città Teresiana. (da: biblioteche.comune.trieste.it)

Il committente dell'edificio fu la Deputazione di Borsa, che nel 1799 acquistò un fondo paludoso per realizzarvi la sede della Borsa. Nel 1800 vennero presentati i progetti di Matteo Pertsch e di Antonio Mollari. L'Accademia di Belle Arti di Parma, a cui venne delegata la decisione finale, scelse il progetto del marchigiano Mollari. La costruzione del Palazzo della Borsa ebbe inizio il 17 maggio 1802, giorno della posa della prima pietra, e terminò nel 1806. L'inaugurazione ufficiale avvenne il 6 settembre 1806. La decorazione scultorea dell'edificio venne affidata, nel 1805, a tre artisti veneti: Antonio Bosa, Bartolomeo Ferrari e Domenico Banti. Le ultime statue per la facciata vennero consegnate nel 1820. Gli affreschi all'interno dell'edificio furono commissionati a Giuseppe Bernardino Bison, che li eseguì tra il 1805 e il 1806. In particolare nella Gran Sala del primo piano dipinse una scena raffigurante la proclamazione del Porto Franco di Trieste da parte di Carlo VI.
Nel 1820 venne realizzata, dal famoso orologiaio Antonio Sebastianutti, una meridiana sul pavimento della Loggia al pianterreno. Per la sua precisione, con la Linea meridiana venivano sincronizzati anche i cronometri marini delle navi.

Nel 1828 gli uffici della Borsa furono trasferiti nell'attiguo Palazzo Dreher. L'edificio subì dei danni durante la seconda guerra mondiale, a cui seguirono dei restauri eseguiti tra il 1949 e il 1955 sotto la direzione della Soprintendenza. Dal 1966 al 1980 il Palazzo della Borsa fu sottoposto a nuovi restauri. In particolare nel 1972 le facciate vennero restaurate, su progetto dell'architetto Vittorio Frandoli; mentre, nel 1973 all'architetto Giampaolo Bartoli fu affidato l'incarico per il progetto di restauro dei locali al pianterreno. Al 1988 risale il restauro delle decorazioni esterne. Gli ultimi interventi di restauro alle facciate esterne sono stati eseguiti nel 2005. Attualmente è la sede della Camera di Commercio.
Sulla facciata principale, sopra all'ingresso, è collocata una lapide di marmo bianco con un iscrizione in latino di Labus. I quattro pannelli ad altorilievo, eseguiti da Antonio Bosa, raffigurano le allegorie del Commercio, dell'Industria, della Navigazione e dell'Industria. Nelle metope sono dipinti i simboli del Commercio. Le statue nelle nicchie del pian terreno raffigurano: l'Asia, scolpita da Domenico Banti, l'Africa e l'Europa, opera di Bartolomeo Ferrari e l'America, del Bosa. Nelle nicchie del primo piano le statue rappresentano Vulcano e Mercurio.
La prima fu realizzata da Banti, mentre la seconda da Ferrari. Le statue sulla balaustra, tutte eseguite da Antonio Bosa, raffigurano il Danubio, il Genio di Trieste, Minerva e Nettuno. Sul timpano sono presenti due figure alate raffiguranti la Fama , del Bosa. Nella loggia al pianterreno, sul pavimento c'è una meridiana lunga 12 metri, che riceveva luce da un foro nel muro perimetrale e segnava il mezzogiorno locale. Fu realizzata da Sebastianutti nel 1820. La volta della Gran Sala, al primo piano, è affrescata con una scena evocativa della proclamazione del Porto Franco di Trieste da parte dell'imperatore Carlo VI. L'affresco fu realizzato dal pittore Bison tra il 1905 e il 1906.
(da: http://biblioteche.comune.trieste.it)

Una targa di bronzo, collocata sulla facciata dell’edificio della Camera di commercio prospiciente la via Einaudi, ricorda la visita compiuta nel maggio del 1922 nella Venezia Giulia da Vittorio Emanuele III accompagnato dalla sua consorte. Il viaggio fu definito dal quotidiano locale un «sacro rito per il quale nel nome della Nazione egli prende solenne possesso delle frontiere naturali della Patria».


Palazzo Dreher progettato negli anni 1909-1910, per ospitare la Borsa Nuova, dall'architetto viennese Emil Bressler e riadattato nel 1928-1929 dall'architetto triestino Gustavo Pulitzer-Finaly, il fondatore del moderno arredamento navale italiano. Fu anche sede del Grand Restaurant Dreher, che all'inizio occupava il pieno terra per poi trasferirsi all'ultimo piano- era considerato uno dei restaurant più lussuosi e riportato su tutte le guide dell'inizio '900. Era dotato di 19 sale da pranzo, con giardino invernale coperto e ascensore. Era in grado di ospitare circa 2000 clienti.

Il Grand Restaurant Dreher, costruito nel 1909 per conto della " Società anonima delle Fabbriche di Birra Anton Dreher "aveva tre ingressi: in via Canal Piccolo n. 4, in via Cassa di Risparmio n. 2 e in via S. Nicolò n. 7. Ne era proprietario Carlo Wieniger. Il ristorante si sviluppava in tutto il pianoterra e i tavolini venivano sistemati, nella bella stagione, sulla vasta terrazza. Era molto frequentato dagli spettatori del Verdi sia negli intervalli dell'opera sia dopo lo spettacolo. Per un accordo tra gli orchestrali e il proprietario la ripresa dello spettacolo veniva segnalata col suono delle chiarine dal terrazzo del Teatro. Dopo la prima guerra mondiale entrò in crisi, come tanti altri locali del genere, e venne chiuso. (Fonte: Trieste che non c'è più)

Importanti precisazioni in merito ai palazzi della Borsa Nuova e Dreher, gentilmente segnalate dal Signor Massimo Maraldo che riporto integralmente e ringrazio. (Paolo Carbonaio)
"Il Palazzo della Borsa Vecchia, il cui nome in origine era “Edificio de’ i Negozianti di Borsa” nel corso degli anni è sprofondato di c.ca 20 cm sui muri perimetrali, e di più sui muri interni. Il restauro degli anni ’70 ha interessato soprattutto il consolidamento delle fondamenta mediante l’inserimento di pali di cemento in trasversale per fermare il cedimento e consolidare l’edificio (v. Carlo Zanini-“Tecnica e criteri di esecuzione del restauro” in il Palazzo della Borsa Vecchia di Trieste-Arte e storia, 1981). La meridiana presente sul pavimento non “riceveva e segnava”, ma riceve il raggio di sole e segna l’ora ancora perfettamente, la data invece è sfalsata di qualche giorno in quanto il muro perimetrale che ospita il foro da cui passa il raggio di sole si è abbassato di 29 cm per i problemi sopraccitati. Le contrattazioni di Borsa, originariamente svoltesi nella sala della Gran Loggia al pianterreno (ora atrio CCIAA) nel 1844 si trasferirono nel neo edificato Palazzo del Tergesteo, mentre gli uffici e la direzione di Borsa restarono al loro posto. Nel 1928 (non 1828) il Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa (nome assunto nel ventennio dalla CCIAA) acquistò il vicino Palazzo Dreher e con le modiche architettoniche nella parte su via Canalpiccolo dell’arch. Pulitzer-Finali vi insediò la Borsa Valori e la Borsa Merci (Sala Contrattazioni, uffici e direzione) da cui il nome di Borsa Nuova inaugurata nel 1929.. Riguardo il Ristorante Alla Borsa Vecchia, già nel 1875 si ha notizia di un locale di ristoro gestito da Fanni Molnar al n° 17 di piazza della Borsa (ora n°14). Sempre al n°17, corrispondente all’odierno atrio della CCIAA il Ristorante presente in loco era condotto da Karl Wieninger. Il 1° aprile 1910 ci fu l’inaugurazione della nuova sede del Ristorante nell’adiacente e appena costruito Palazzo Dreher. Il ristorante occupava il pianoterra, il primo, il secondo e il terzo piano con numerose sale per i clienti; al terzo vi era la Sala delle Festività, dove oggi c’è il Museo Commerciale, ahimè chiuso. Al quarto e al quinto piano vi erano dislocati gli uffici del Ristorante e gli alloggi per le maestranze (camerieri, cuochi, fattorini ecc.). Uno dei punti di forza del locale era il famoso Giardino d’Inverno (il torrino all’angolo su piazza ella Borsa), con annessa terrazza. Dopo la prima guerra il ristorante perse la sua clientela e si avviò verso un lento declino, culminato nella chiusura del 1928. Poi , come detto, l’edificio venne acquistato dalla CCIAA." (Fonte: Sig. Massimo Maraldo)


Piazza della Borsa. Casa Rusconi, costruita nel 1860 da Giovanni Scalmanini, ristrutturando massicciamente un immobile settecentesco, ed è uno dei pochi esempi di stile neorinascimentale veneziano a Trieste. L’immobile, a pianta rettangolare, è costituito da cinque piani con due facciate, la principale su Piazza della Borsa e una laterale su Via della Cassa di Risparmio. Lo stile neorinascimentale è dato dagli archetti a tutto sesto e dai motivi decorativi geometrici e aperture a bifora. La parte centrale della facciata su Piazza della Borsa è caratterizzata da una nicchia, in cui è collocata una statua di Domenico Rossetti in veste togata, opera dello scultore Giovanni Depaul, mentre nel tondo sopra l’ingresso secondo alcune fonti il busto rappresenterebbe Alessandro Volta, secondo altre sarebbe Ambrogio Rusconi, tra i fondatori nel 1755 della Borsa di Trieste, ritratto appunto mentre la guarda. Al terzo piano vi è un tondo con una testa leonina, la facciata nel complesso è simmetricamente perfetta con bifore sormontate da lunette riccamente decorate.
La scelta dell’architettura rinascimentale veneziana deve essere interpretata in chiave politica come una manifesta rivendicazione dell’italianità di Trieste; confermata dalla statua sulla facciata che raffigura Domenico Rossetti come un novello Dante. L’edificio originario, costruito da Giovanni del Pane, ospitava la Libreria Geistinger, nella quale Domenico Rossetti fondò nel 1810 la Società di Minerva, la più antica associazione culturale della Regione ed una delle più antiche d’Italia, ancora attiva. Si propone di coltivare le scienze, le lettere, le arti e gli studi storici, oltre a promuovere iniziative culturali e l’esecuzione di restauri di monumenti cittadini. Successivamente il palazzo per molti anni fu sede dell’Hotel Daniel. i.- (da: ScoprendoTrieste.it)



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